Jan Vuuren

Groot Jan

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  1. Dio's Bios
     
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    Nome: Jan
    Cognome: Vuuren
    Età: Più di trenta, meno di sessanta.

    Aspetto: Ogni tanto Madre Natura decide di confutare chi la dipinge come bendisposta nei confronti dell’umanità, e allora partorisce uomini come Jan Vuuren.
    Non si sa come fosse da giovane, ma all’attuale età (quale che sia) Jan è zoppo, gobbo e ha un viso che ha come unico scopo quello d’essere additato dalle madri quando queste vogliono minacciare i figli che saranno rapiti da un individuo del genere, se non si comporteranno da bravi bambini.
    In aggiunta, il corpulento fisico di Jan, issato per un’altezza considerevole, gli impedirebbe – se pur volesse, cosa che neanche tenta – di passare inosservato.
    Il tutto è vestito per come può, ossia come un uomo al limite della miseria può coprirsi, con il risultato che anche le prostitute più cenciose lo usano come spaventapasseri per educare la progenie. Ma per gioco. E Jan stesso diventa un gioco per i piccoli bastardi senza padre dei quartieri poveri, svezzati dalla fame e dall’esigenza, che impiegano poco a capire che il gigante è un gigante – se non buono – perlomeno innocuo, che si muove con la cautela di chi abbia armi al posto delle mani – e, in effetti, poco passa tra i palmi callosi di Jan e una pala.

    Carattere: Per Jan la vita è un continuo apprendimento, volente o nolente, dato che il prossimo tende a considerarlo incapace di fare qualsiasi cosa che non sia minacciare con la propria stazza. Colpa forse del fatto che l’inglese che parla assomiglia solo vagamente all’inglese? Perché è boero, dice lui, ma è da dieci anni che gira per i docks. Non che sembri interessargli particolarmente rendersi un fine oratore – dopotutto il suo corpo comunica per lui quanto di necessario ci sia da comunicare nei bassifondi di Londra.
    Jan non è cattivo, ma saltuariamente diventa letale. Privo di vie di mezzo, quando interagisce con le persone usa una remissività che riesce in qualche modo a compensare la costante minaccia delle sue enormi mani. È paziente, infinitamente paziente – o forse solo abituato a essere mal guardato e sbeffeggiato, nella mente e nel corpo, che neanche si scuote quando le bande di orfani lo prendono di mira lanciando sassi. Può passare minuti e minuti così, seduto ai docks pensieroso mentre un ragazzino annoiato lo usa come a tiro a segno. Ma talvolta la pazienza evapora, Jan si alza e dà alla propria fama l’obolo richiesto. A volte qualcuno si fa male – molto male, un male che ci si porta fin nella tomba in forma di ossa rotte e interiora maciullate – ma nella maggior parte dei casi il ragazzino annoiato sa correre in fretta, e Jan deambula sotto la pioggia finché i pugni non si schiudono e la fronte si distende.

    Storia: Jan è apparso a Londra una decina di anni fa, biascicando di Voortrekkers, inglesi imperialisti nel posto sbagliato, Dingane nel posto sbagliato, del grande Weenen che non ha fine, di revanche, una missione a Londra, inglesi imperialisti assassini, fottuti anglicani, julle kan nie verstann nie, un tradimento, sie wil ons vermoor e via discorrendo.
    Gli anni non hanno reso Jan più comprensibile quando parla di sé, ma lo hanno reso familiare ai docks.
    A tutt’oggi è una delle figure del folklore locale, conosciuto come Groot Jan – il grosso Jan«Mi davano questo nome, Groot Jan, grosso Jan, grande Jan!».
    Ha lavorato come scaricatore, come venditore di sigarette finché non ha capito che i borghesi scappavano prima di capire cosa vendesse, come scaricatore, come lustrascarpe, come scaricatore, come guardiano alla quarantena dei cani, come scaricatore, come lacchè temporaneo dei capitani stranieri ancorati a Londra, come scaricatore, etc... Fino a che i docks non l’hanno inglobato come cittadino di diritto, tuttofare a cui bisogna sempre dare un lavoro perché è l’unico che li accetta tutti, e individui così si contano sulle dita di una mano, non ci si formalizza su quanto mostruosi siano.
    Ha stretto amicizia con gli imprenditori e i capitani stranieri che attraccano, come un cane senza collare stringe amicizia con i passanti.
    Ha la fiducia dei proprietari delle locande e dei bordelli, a cui avere uno Jan a districare una rissa in cambio di un pasto e di un letto non può che far comodo.
    Ha cresciuto i bambini bastardi di ieri che sono la giovane delinquenza piena di speranze di oggi; quelli sopravvissuti lo prendono in giro con benevolenza, usandolo come ambasciatore di informazioni difficili da recapitare.
    È amico di due nemici, perché non prende parte e in qualche modo riesce sempre a risultare utile.

    Residenza: Da qualche parte nei docks.

    Volto di riferimento: Ron Perlman
     
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